sabato 27 luglio 2013

Sire cuens, j’ai vielé

Signor conte, ho suonato la viella
davanti a voi, nel vostro palazzo,
e non mi avete regalato nulla,
né pagato salario:
è villanìa!
Per la fede che devo a Santa Maria,
così non potrò stare al vostro seguito:
la mia scarsella è poco fornita
e la mia borsa poco piena.
 

Signor conte, suvvia comandate
quel che volete di me.
Signore, se v´aggrada,
suvvia, donatemi un bel dono,
per cortesia!
Ché ho desiderio, non ne dubitate,
di tornare dai miei:
quando faccio ritorno a borsa vuota
mia moglie non mi sorride!

Anzi mi dice: “Signor Babbeo,
in che paese siete stato,
che non avete guadagnato nulla?
Troppo siete andato a spasso
giù per la città.
Guardate come è floscio il vostro zaino:
è pieno soltanto di vento.
Sia vituperato chi ha voglia
di stare in vostra compagnia!’

Ma quando torno a casa
e mia moglie ha adocchiato
sulle mie spalle gonfia la bisaccia
e ch´io son ben vestito
d´un abito foderato,
sappiate ch´ella subito ha deposto
giù la conocchia senza far commedie,
e mi sorride schiettamente
e mi getta le braccia al collo.

Mia moglie corre a sciogliere
il mio zaino senza indugio;
la mia serva corre ad ammazzare
due capponi per cucinarli
alla salsa d´aglio;
mia figlia mi porta un pettine
con le sue mani, cortesemente.
Allora son padrone a casa mia
più che nessuno potrebbe narrare.

COLIN MUSET

venerdì 18 gennaio 2013

D'un'amorosa voglia

«D'un'amorosa voglia
d'amar incomenzai,
donna, quando sguardai
lo vostro viso placent'e adorno.

D'un'amorosa voglia
d'amar incomenzai,
donna, vostro vallore;
or m'è tornato 'n doglia,
sí ch'eo nun credo mai
ralegrar lo meo core;
poi sun de vita fore,
donna, pensando bene
la pena che sostene
la vostra signorïa zascun zorno».

«Nun crezati, meo sire,
che per pena ch'eo senta
muti cor né talento.
La mia ment'e 'l desire
molto se ne contenta
et è llui placemento.
Dunqua provedemento
azati al nostr'amare
in volerlo cellare,
ché de voler senza vui non sezorno».

BIAGIO AULIVERII